giovedì 10 settembre 2009

UNO DI NOI

Quando l’ho visto per la prima volta, parlava dall’altare di S. M. Arcangelo in occasione della giornata missionaria. Aveva l’aria di chi non sa dove sedersi e resta in piedi per non far brutta figura. Poi ha cominciato a parlare. Parlava sottovoce, come chi ha paura di disturbare.Ho pensato: guarda lì uno che della vita non sa nulla. Quando ho cominciato ad ascoltare ho capito che mi sbagliavo. Eccome.


Faustin Gahima. Uno di noi. In Italia dal Febbraio 1998. A Selvazzano dal 1999. Viene dalla Repubblica Democratica del Congo, paese dell'Africa Centrale da 12 anni lacerato da una terribile guerra in cui i morti si contano a milioni. La scarsa informazione sul continente africano rende ciechi noi abitanti dell'occidente. Vediamo solo qualche fiammata di questa guerra; Faustin racconta che per 3 volte, fu provvidenzialmente salvato dalla morte.In Africa impegnarsi per la verità e la giustizia è una scelta scomoda, che si paga con la vita.“Sono arrivato in Italia con due forti sentimenti opposti e d'uguale intensità: una grande gioia d'essere uscito dall'inferno e in preda all’angoscia per i miei concittadini rimasti sotto macello, vittime d'una aggressione, di una guerra ingiusta da parte dei paesi vicini al Congo. Non capivo l'atteggiamento della Comunità Internazionale che chiude gli occhi davanti ad un dramma di tale proporzione pur sapendo che le vite di milioni di persone innocenti e senza difesa sono in pericolo. Ce l'avevo perfino con Dio. Insomma sono arrivato qua con un cuore amareggiato. Non avevo più fiducia nell'uomo.L'accoglienza dei selvazzanesi mi ha tirato su.”Sono parole sue. “Sono arrivato senza nulla, né casa né denaro; Una famiglia di Selvazzano Dentro, che non mi conosceva, superando ogni diffidenza, accettò di farmi entrare nella sua casa (gratuitamente) per un anno e mezzo. Due famiglie venivano a trovarci 2 volte alla settimana per non lasciarci soli... un'altra ci ha insegnato l'italiano. I miei due figli furono accolti alla scuola materna. Ho frequentato la chiesa come facevo nel mio paese; La parrocchia mi ha accolto. Non ha visto in me soltanto un extracomunitario ma quello che sono; Un essere umano e un cristiano. Dopo 2 anni, sono stato scelto nel consiglio pastorale e sono responsabile del gruppo missionario.Così ho cominciato il mio cammino verso l'integrazione.Mi permetto di dire che mi sento uno di voi, perché nonostante le difficoltà iniziali dovute alla differenza culturale, questo luogo mi ha dato uno spazio dove posso condividere la mia gioia e le mie difficoltà nonché il mio sogno per un mondo fraterno e solidale. Ho sentito attentamente il rammarico degli abitanti di questo luogo circa la sorte dell'Africa e del sud del mondo in genere. Ho potuto parlare delle vedove di guerra, che mi scrivono in continuazione, chiedendomi di gridare per loro, presso le persone di buona volontà; Dei bambini congolesi di strada di cui mi occupavo e mi occupo. Piano piano questo scambio sta creando una catena di solidarietà o meglio un ponte di solidarietà tra Selvazzano e l'Africa. Così, 55 bambini orfani o famiglie povere sono stati adottati a distanza in Congo e in Kenya.Da due anni, grazie alla solidarietà dei selvazzanesi e di Caritas Antoniana, une decina di vedove di Goma hanno potuto mettere in piedi una cantina di solidarietà che permette loro di sopravvivere e di fare studiare i loro numerosi figli rimasti senza padri.Tutti questi aiuti sono coordinati da una quarantina di famiglie italiane insieme a qualche africano, e nel 2006, abbiamo fatto nascere insieme l'Associazione Tumaini un ponte di solidarietà. Quando un sogno è condiviso da tanti, diventa realtà.Nell’aprile 2008, insieme ad alcuni altri immigrati selezionati nella provincia di Padova, ho ricevuto il premio per la migliore integrazione nella provincia ed anche la cittadinanza onoraria nel comune di Selvazzano dentro. Sì, mi sento felicemente integrato socialmente, anche se la sicurezza economica tarda a venire.Da quando sono in Italia ho sempre lavorato per la sopravvivenza della mia famiglia e per dare un futuro ai miei 3 figli. Dopo qualche iniziale lavoro di pulizia, ho lavorato a Limena presso l'azienda Svar, come operaio. A causa delle difficoltà di mercato che la ditta in cui lavoro sta attraversando, sono stato messo in cassa integrazione, insieme a 19 altri colleghi. Senza speranza di riassunzione. Sto cercando un altro impiego. Anche mia moglie è senza un lavoro fisso. E come se questo non bastasse a fine maggio 2009, dobbiamo lasciare la casa in cui abitiamo.Senza lavoro è difficile trovare una casa da affittare.”Così parla di sé Faustin. Dando per scontato che io possa capire.Ed invece è strano per una come me, nata in occidente, che il luogo più lontano che ha visto è una spiaggia in Puglia. E’ strano capire la guerra. Il darsi da fare per i propri diritti, per non morire, la non sicurezza, lo sfratto che incombe, la perdita di un lavoro. E mi chiedo cosa avrei fatto io al posto suo. Dev’essere strano essere quello diverso.La rassegnazione e la volontà. Così io vedo Faustin. Così, mentre mi chiede se posso lanciare un’ appello per una possibile offerta di lavoro, subito cambia discorso e mette la stessa energia per pregarmi di parlare dei progetti di adozione a distanza, o per costruire una scuola in Congo o per aiutare qualche sperduto bambino del suo bellissimo e infelice paese. Paese in cui Faustin non può tornare. Perché in Africa chi lotta per la verità e la giustizia deve scappare se vuole restare vivo.Così vi chiedo...Se siete a conoscenza di qualche opportunità di lavoro per Faustin, potete contattare info@selvazzanoinpiazza.it oppure faustin@infinito.it Chi volesse conoscere meglio i progetti di solidarietà dell’associazione TUMAINI può rivolgersi a segretario@tumaini.it e visitare il sito www.tumaini.it Chi volesse mandare un aiuto il numero di conto dell'associazione Tumaini è: IBAN IT 30G0622562890100000003303

L. C. Selvazzanoinpiazza

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